CONOSCERE L’OSTEOPATIA: CHIARIMENTI ED IMPLICAZIONI DEL PRINCIPIO DI TERAPIA RAZIONALE

CONOSCERE L’OSTEOPATIA: CHIARIMENTI ED IMPLICAZIONI DEL PRINCIPIO DI TERAPIA RAZIONALE

Concludiamo gli approfondimenti dei principi chiave dell’osteopatia con il Principio di Terapia Razionale:

  • Una terapia razionale poggia sulla comprensione dei principi base dell’unità del corpo, dell’autoregolazione e dell’interrelazione di struttura e funzione.

La valutazione del paziente da parte dell’osteopata presuppone l’applicazione dei principi a fondamento teorico al fine di inquadrare lo stato di salute o di malattia del paziente, e il protocollo gestionale si fonda sui medesimi nell’approccio mirato a ottimizzare la funzione del paziente e/o a ristabilirne lo stato di salute in caso di malattia.

La chiave per un’efficace applicazione dei principi è la consapevolezza del fatto che ciò che noi identifichiamo e definiamo malattia non è l’invasione dell’ospite da parte di una entità eziologica in qualche modo classificabile, ma è piuttosto una caduta della capacità di auto mantenimento del corpo. Still non si stancava di ripetere che la malattia è un effetto, e non una causa, della disfunzione, o della condizione patologica. Ecco una delle sue asserzioni più colorite:

“Appare perfettamente ragionevole a chiunque sia nato al di sopra della condizione dell’idiota, e abbia familiarizzato con l’anatomia e con il suo funzionamento nella macchina della vita, che tutte le malattie sono puri effetti, mentre la causa è un’incapacità parziale o totale da parte dei nervi di condurre adeguatamente i fluidi vitali. Su questa pietra ho costruito e sostenuto l’Osteopatia per venticinque anni. Giorno dopo giorno, le prove che questa filosofia è corretta diventano sempre più forti”[1].

Sparsi in mezzo agli scritti di Still troviamo richiami simili:

“La malattia è un effetto causato dall’arresto di un qualche apporto di fluido o di qualità vitale”[2].

“Quando tutte le parti del corpo umano sono armoniche, abbiamo una salute perfetta. Quando non lo sono, l’effetto è la malattia. Quando le parti vengono risistemate, la malattia cede il posto alla salute”[3].

“Tutte le malattie sono solo esiti”[4].

La prospettiva di Still era essenzialmente meccanica ed essendo quella la prospettiva, per lui le analogie tra fisica e meccanica erano calzanti. In tempi più moderni, abbiamo ampliato il concetto di malattia considerandola esito o conseguenza di un compromesso della capacità somatica di mantenimento della salute, che viene definita dall’OMS “come stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”.

Implicazioni del Principio di Terapia Razionale

L’osteopata capisce che il sistema neuro-muscolo-scheletrico, grazie alla relazione interdipendente di struttura e funzione, può influire positivamente o negativamente sulla guarigione e sui meccanismi di mantenimento della salute.

Una struttura anomala conduce a una funzione anomala, e viceversa.

In molti casi, una disfunzione somatica evidente alla palpazione viene di solito associata a una serie di problemi somatici e viscerali identificabili dal punto di vista medico; in questo modo la diagnosi differenziale è resa più accurata.

Uno dei più famosi aforismi di Still dice:

“L’obiettivo del medico deve essere quello di trovare la salute. Tutti sono capaci di trovare la malattia”[5].

Tale accento sulla salute e su uno stile di vita sano costituisce un’antica tradizione dell’osteopatia.

Da un punto di vista clinico, ci dice inoltre che diagnosi e programma terapeutico considerano il miglioramento delle normali funzioni fisiologiche criterio e metodo per far fronte ai processi fisiopatologici. Tra le più importanti considerazioni osteopatiche troviamo le modificazioni, o alterazioni, del sistema neuro-muscolo-scheletrico. Si può fare ricorso alla diagnosi palpatoria per identificare le condizioni precliniche.

Still rileva le risposte viscero-somatiche e somato-viscerali nel modo seguente:

“Il sistema muscoloscheletrico del corpo […] forma una struttura che, quando disturbata, può produrre alterazioni della funzione di altre parti del corpo. Questo effetto può essere provocato dall’irritazione e dalla risposta anomala dell’apporto nervoso e sanguigno ad altri organi”[6].

Riafferma ancora il suo punto di vista:

“[…] Quando un paziente viene a farsi visitare e comincia a raccontarmi i sintomi […] mentre ascolto, con l’occhio della mente vedo le combinazioni dei sistemi che vanno a costituire l’intera struttura di quel corpo. Mi concentro sulla sua storia, cercando di individuare, attraverso la descrizione che mi viene data, le alterazioni strutturali che sono avvenute per produrre i sintomi descritti. Vedo per primo il telaio osseo e le articolazioni che lo tengono insieme rendendolo un unico sistema, che costituisce le fondamenta su cui tutte le altre strutture del corpo umano sono costruite. Vedo, soprattutto, le posizioni reciproche delle parti ossee e le loro relazioni. Poi vedo i legamenti… i muscoli… il sistema nervoso e ogni sua connessione con le funzioni del corpo […] nel controllo degli organi interni, della circolazione dei liquidi, e del nutrimento delle varie parti del corpo. Poi vedo il sistema arterioso…il sistema venoso…il sistema linfatico (e le loro funzioni) […] e alla fine, ma non meno importante, vedo il sistema ghiandolare del corpo e mi chiedo come determini i suoi effetti in ogni singolo caso”[7].

Più in generale, l’evoluzione della pratica clinica, da un approccio più interventista a un approccio che enfatizza la conservazione della salute e la prevenzione della malattia, è una testimonianza eloquente della nostra cognizione dell’origine della malattia.

Le interpretazioni moderne del concetto di malattia come effetto sono più raffinate e sono in grado di prendere in considerazione eccezioni quali le patologie congenite ed ereditarie, così come altre malattie infettive scarsamente conosciute (quali l’AIDS) e alcuni tumori. La possibilità effettiva di allontanare le malattie infettive con l’immunizzazione, la comprensione della relazione fra l’esposizione a sostanze nocive quali il fumo e lo sviluppo di malattie polmonari, e, forse la più importante, la capacità di prevenzione di processi degenerativi quali le patologie coronariche e cardiovascolari con il perseguimento di uno stile di vita sano, tutto questo deriva dalla consapevolezza (a volte implicita) che, nella maggior parte dei casi, la malattia o lo stato patologico non è la causa del deterioramento della salute, ma ne è la conseguenza. Coerentemente a ciò, il ruolo del medico si evolve: da esperto che cura il paziente afflitto da un problema si trasforma in un partner nella conservazione della salute e nella prevenzione delle malattie.

[1] A.T. Still – Autobiografia

[2] A.T. Still – Autobiografia

[3] R.E. Truhlar – Doctor AT Still in the living

[4] R.E. Truhlar – Doctor AT Still in the living

[5] A.T. Still – Filosofia e Principi Meccanici dell’Osteopatia, Castello Editore, 2000

[6] Osteopathic Medicine, An American Reformation. Chicago, American Osteopathic Association, 1966

[7] A.G. Hildreth – The Lengthening Shadow of Dr. Andrew Taylor Still

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